![La Diffusione di Bitcoin e Blockchain in Italia [Intervista ad Alessandro Olivo di inbitcoin]](https://blockchainecriptovalute.it/wp-content/uploads/2018/03/La-Diffusione-di-Bitcoin-e-Blockchain-in-Italia-Intervista-ad-Alessandro-Olivo-di-inbitcoin-700x300.jpg)
Eccoci qua con la prima intervista del Blog BlockchaineCriptovalute.it, che essendo un blog italiano si focalizza sulle iniziative italiane e sui casi di successo italiani in ambito Blockchain e criptovalute.
E a proposito di Made in Italy del settore, intervistiamo una persona che ha le mani in pasta in questo mondo da qualche anno e in vari campi.
Vi consiglio di leggere tutta l’intervista perché si parlerà anche di pos per accettare pagamenti in Bitcoin che alcune aziende già utilizzano, di negozi fisici dove comprare Bitcoin, comprensivi di ATM e di una criptovaluta che non abbiamo mai trattato qui ovvero IOTA.
Con Alessandro Olivo, cofondatore di inbitcoin, Compro Euro e BlockchaiEdu, admin di IOTA Italia, parleremo di che aria tira nell’ecosistema Blockchain in terreno italiano e come vede la sua diffusione sulla nostra penisola…
La Diffusione di Bitcoin e Blockchain in Italia [Intervista ad Alessandro Olivo]
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Ciao Alessandro, hai tantissime iniziative iniziative su blockchain e criptovalute, ma prima di parlarne, puoi dirci che feedback recepisci dall’Italia: secondo te è pronta la nostra nazione per ospitare e incentivare iniziative di questo settore? C’è abbastanza fiducia degli investitori italiani e dei potenziali fruitori ovvero di imprese e cittadini italiani?
Buongiorno a te e alle tue lettrici e lettori, grazie mille per l’invito!
Per quanto riguarda la situazione del settore in Italia personalmente percepisco un’ambiguità che ritengo tipica del nostro Paese per quanto riguarda l’approcciarsi al “nuovo”.
Abbiamo la fortuna di avere eccellenze che spiccano a livello mondiale, ma che molto spesso sono costrette ad emigrare all’estero, e una classe dirigente nei settori tradizionali che è ancora troppo legata a vecchi paradigmi e pecca di elasticità mentale nel confrontarsi con qualcosa che rompe ed esce dagli schemi.
Il più grande ostacolo al momento è sicuramente la burocrazia, che ha dei tempi di reazione eccessivamente lunghi e preferisce lasciare gli innovatori in un prolungato buco normativo, piuttosto che assumersi qualche rischio con l’opportunità però di fare precedente positivo a livello europeo.
Lo stesso fortunatamente non è interamente vero per l’italiano medio invece, come è normale che sia c’è ancora molta diffidenza, ma nella mia attività di divulgatore e commerciale a contatto col pubblico ho riscontrato un’incredibile esplosione di genuino interesse negli ultimi mesi, quindi non posso che essere in conclusione ottimista.
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Quindi, mi sembra di capire che ci sia un buon feedback da parte degli italiani come fruitori di queste nuove tecnologie. A proposito di questo, è importante senza dubbio creare una cultura, far conoscere come funziona questo mondo e tu ne sei un contributore come divulgatore. È la diffusione e divulgazione di questa conoscenza uno degli obiettivi di BlockchainEdu? Puoi spiegarci meglio di cosa si tratta e come può aiutare in questo senso?
Assolutamente, la conoscenza deve essere necessariamente il primo passo.
BlockchainEdu nasce proprio con questo obiettivo in mente ed è volontariamente strutturata come associazione, per non essere un’iniziativa necessariamente legata a interessi commerciali.
Già nel 2014 alcuni miei compagni hanno ricreato in Italia una sezione italiana del network globale Blockchain Education Network, che successivamente abbiamo voluto formalizzare con la fondazione di BlockchainEdu, per portarne avanti l’operato sotto forma di associazione ufficialmente riconosciuta, soprattutto per avere la credibilità necessaria a sviluppare i molti spunti, in particolare quelli istituzionali, che si sono venuti a creare.
Come suggerisce il nome, BlockchainEdu nasce nell’università, ma pian piano i suoi orizzonti si sono allargati e ora racchiude oltre 300 membri provenienti da innumerevoli ambiti.
Il nostro operato si sviluppa principalmente seguendo due filoni principali, quali la divulgazione tramite l’organizzazione e partecipazione a conferenze, e il dialogo con le istituzioni in modo apartitico, per favorire una sensibilizzazione che porti a un confronto fra pubblico e privato, nell’ottica di giungere a una regolamentazione del settore che sia prevalentemente funzionale all’innovazione.
Recentemente abbiamo pubblicato il nostro manifesto, per riassumere sinteticamente questo concetto e la nostra mission.
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Oltre alla divulgazione, però, ti occupi anche di ricerca e sviluppo e di servizi relativi all’utilizzo di Blockchain e criptovalute con inbitcoin, corretto? Che servizi offrite e a chi sono rivolti?
Esattamente, la ricerca e lo sviluppo sono forse le attività chiave di inbitcoin.
Io personalmente non sono un tecnico e non ho un background formale informatico, quindi in tale processo ricopro solo il ruolo di utente e tester, tuttavia all’interno della nostra azienda abbiamo il privilegio di ospitare un gruppo di developer che rappresentano uno dei migliori team di sviluppo nel settore a livello mondiale.
I servizi sviluppati da inbitcoin nascono con la pretesa di rendere disponibili ai nostri clienti (prevalentemente b2b) prodotti già maturi e già utilizzabili nel quotidiano, in un settore che invece è spesso e volentieri quasi troppo proiettato nel futuro.
Il nostro prodotto principale, inbitcoin Business, è nato addirittura prima dell’azienda stessa da una necessità concreta, cioè quella dei negozianti ed esercenti di avere un PoS per accettare pagamenti in bitcoin, il quale rendesse anche lineare e chiara la contabilizzazione delle transazioni e permettesse di convertire immediatamente in euro una parte o tutto l’incasso (anche se è importante notare come i clienti preferiscano quasi sempre tenere integralmente bitcoin dopo qualche mese dall’attivazione).
In definitiva puntiamo a collaborare strettamente con i clienti per comprendere le loro effettive necessità e realizzare prodotti su misura che, se di ampio respiro, possano essere in seguito pacchettizzati.
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Interessante! Quindi in Italia ci sono già aziende e attività che accettano pagamenti in Bitcoin tramite PoS. Mi ha fatto sorridere, almeno da principio, notare anche un’altra tua iniziativa con Compro Euro, che mi ha ricordato un po’ i negozi “Compro Oro” nati come funghi negli ultimi anni, mentre credo che la tua attività sia del tutto diversa, giusto? Ce la puoi raccontare?
Compro Euro è un’iniziativa sicuramente diversa dai Compro Oro per metodi e finalità, ma come giustamente sottolinei il riferimento nel nome è evidente, condividendo un concetto di base. I Compro Oro sono punti in cui il cliente può scambiare una forma di ricchezza vetusta ed antiquata (l’oro), per ricevere in cambio un metodo di pagamento nuovo e tecnologicamente superiore, cioè la moneta contante. Allo stesso modo, in un Compro Euro i clienti possono liberarsi della vecchia e obsoleta moneta ottenendo in cambio il metodo di pagamento del futuro, cioè Bitcoin.
Compro Euro nasce sotto forma di negozi fisici per rispondere alla necessità di contatto umano e concretezza riscontrata da un business nativo digitale come Bitcoin, in un periodo in cui tutte le attività tradizionali devono necessariamente informatizzarsi per non morire.
Nella nostra visione, Compro Euro è il primo avamposto per la creazione di un ecosistema locale in cui Bitcoin è una vera alternativa ai sistemi tradizionali, ecosistema che noi chiamiamo BitcoinValley. Nei Compro Euro viene innanzitutto fatta informazione e divulgazione, l’attività principale infatti è quella di spiegare al cliente come utilizzare Bitcoin in sicurezza, accompagnandolo nella comprensione dei fondamentali e nella creazione di un wallet.
Se successivamente il cliente desidera anche acquistare (o vendere) dei bitcoin, mettiamo a sua disposizione diversi strumenti, dall’ATM per l’acquisto in contanti, a un servizio via bonifico per importi di una certa consistenza, il tutto aderendo alle più recenti normative per l’antiriciclaggio. Nei negozi inoltre si possono trovare strumenti propedeutici all’utilizzo di bitcoin, come paper e hardware wallet, e altro.
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Senza dubbio anche questa iniziativa crea cultura e diffusione del Bitcoin e della Blockchain in generale. Ma non è finita qui, hai anche un’altra attività come Admin di IOTA Italia: che cosa significa, a cosa serve IOTA e qual è il suo futuro?
Il mio interesse per IOTA è quasi esclusivamente “hobbystico” e assolutamente personale, rimanendo il mio focus principalmente su Bitcoin.
Quello che mi ha spinto a considerare IOTA qualcosa più di una altcoin come le altre è il fatto che tecnologicamente cerca, con pro e contro, di andare oltre alla blockchain, adottando una struttura che viene definita Tangle e che permette di avere scalabilità teorica direttamente proporzionale alla grandezza della rete e quindi infinita, sacrificando timestamping nativo ma avendo transaction fee nulle (pur richiedendo un minimo di PoW per inviare transazioni).
Penso che tutte le crittovalute basate su blockchain un giorno rischino di scomparire a favore di Bitcoin, visto che tutte le innovazioni possibili su Blockchain saranno riproducibili su quella di Bitcoin, mentre le peculiarità di IOTA non saranno mai tecnicamente riproducibili su Bitcoin, e di conseguenza potrebbe continuare a svilupparsi in parallelo e in maniera non competitiva.
Il progetto nasce con un occhio di riguardo per l’IoT come suggerisce il nome, e pur non vantando la sicurezza, resilienza e decentralizzazione di Bitcoin penso valga la pena tenerlo d’occhio, se non altro per curiosità viste le soluzioni da esso adottate, che vanno in controtendenza rispetto ai trend classici del settore.
La mia attività di admin di IOTA Italia invece è a sua volta non ufficiale e assolutamente senza pretese: sono solo stato uno dei primi in Italia ad interessarsi al progetto, e viste le numerose richieste ho semplicemente cercato il modo migliore di condividere le mie conoscenze con più persone possibile.
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Dal 2013 sei appassionato di questo settore, ma anche investitore: si può sapere approssimativamente quanto e in quali criptovalute? Come vedi il futuro di questa tecnologia in Italia e nel mondo?
Proprio così, se consideriamo l’aspetto puramente economico si può dire che le compravendite in questo settore siano state la mia attività principale, e quella che ancora adesso mi permette di fare quello che faccio a livello imprenditoriale.
Senza elencare tutte le criptovalute che negli anni ho seguito, di sicuro quella che mi ha dato margini di guadagno maggiori e che ancora oggi rappresenta una parte importante del mio portfolio è IOTA, senza considerare ovviamente Bitcoin.
Tuttavia sono spesso restio dal dare dritte, considerando tale dimensione estremamente personale: sicuramente il principale e unico investimento che consiglio nelle criptovalute è quello di tempo e risorse nello studio e nella comprensione del fenomeno, che è l’unico garantito in termini di guadagno personale e professionale, e da cui poi è possibile derivare autonomamente tutto il resto.
Per quanto riguarda invece lo sviluppo del settore, ritengo che Bitcoin (e quindi la tecnologia blockchain) sia una delle principali innovazioni nella storia umana, se non la principale.
Satoshi Nakamoto (pseudonimo dell’anonimo creatore di Bitcoin) giustamente sottolineò come Bitcoin non avrà mezze misure, rivoluzionerà il mondo oppure fallirà completamente: io ritengo che fra le due opzioni la prima sia molto più probabile, quindi auspico un futuro estremamente roseo per tale settore, ipotesi che è sempre più considerata concreta anche dalle principali istituzioni e aziende fra le più conservative a livello mondiale.
Le criptovalute sono qui per rimanere, e cambieranno il mondo.
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Ti ringrazio per il tuo tempo e considerando che questo è un blog italiano, che crede fortemente nel Made in Italy e nelle iniziative degli italiani ti faccio quest’ultima domanda: cosa possono fare gli altri italiani che credono in voi per sostenervi (parlo sia di grandi investitori sia di piccoli investitori, di aziende o di privati). Come possiamo aiutarvi?
Rinnovo i ringraziamenti a te per lo spazio che mi hai concesso!
L’unica richiesta che mi permetto di avere è semplicemente quella di avere una mente aperta e curiosa: Bitcoin è qualcosa che va scoperto insieme, nessuno può prevedere quali implicazioni o a quali sviluppi porterà.
Certo è che sembra essere estremamente promettente, e sarebbe un peccato osteggiare un’opportunità del genere per paura di ciò che non si conosce.
A chi è scettico verso Bitcoin chiedo di mettersi in discussione, di informarsi il più possibile e di contribuire con critiche ragionate e costruttive, mentre a chi già sostiene Bitcoin chiedo di avere la pazienza e la forza di perpetuare positivamente la divulgazione, con la consapevolezza che c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare, o qualcosa che si da per scontato da analizzare da un’altra angolazione.
Immagine Alessandro Olivo da Profilo Linkedin Alessandro Olivo – Linkedin.com
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